Salutequità

  • Home
  • Chi Siamo
    • L’associazione
    • Il consiglio direttivo
    • Il comitato scientifico
    • Contatti
    • Partners
  • Cosa Facciamo
    • Osservatorio Italia
    • Osservatorio Regioni
    • Analisi
    • Iniziative
    • Report
  • News
    • In primo piano
    • Incontri
    • Ricerche
    • Interviste
  • Centro Studi
    • Report
    • Aree Tematiche
    • Editoriali
    • Archivio
  • Iniziative
    • Conferenze
  • Sala Stampa
    • Comunicati Stampa
    • Rassegna stampa
    • Contatti
  • Sostieni l’associazione
    • 5×1000
    • Fai una donazione
    • Partnership
    • Agevolazioni fiscali
  • Home
  • In Primo Piano
  • Archivio categoria"In Primo Piano"
Aprile 21, 2021

Aceti (Salutequità) a ‘Mi manda Rai3’: “Uno standard nazionale contro i furti in ospedale”

giovedì, 15 Aprile 2021 da Riccardo Baita

Il presidente di Salutequità, Tonino Aceti, è intervenuto alla trasmissione “Mi manda Rai3” sull’argomento dei furti i pazienti ricoverati in ospedale, già frequente prima della pandemia, ma più grave e presente durante Covid-19.

“Molto grave – ha detto Aceti – non riuscire a rientrare in possesso dei propri effetti personali o di quelli dei propri cari dopo un ricovero in ospedale. E’ un vecchio problema che diventa ancora più rilevante in una condizione di particolare fragilità dei pazienti alle prese con la pandemia. E’ un fatto che  incide sull’umanizzazione dell’assistenza e sul rapporto di fiducia tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale”.

“In un Paese civile questo non può e non deve accadere”, ha dichiarato con forza il presidente di Salutequità.

“Come pure – ha concluso – sono  inaccettabili le differenti procedure di presa in custodia dei beni dei pazienti da parte delle ASL. Serve uno standard nazionale al quale far tendere tutte le strutture sanitarie e da monitorare. Salutequità al lavoro per garantire equità, qualità e umanizzazione dell’assistenza”.

A QUESTO LINK IL VIDEO DEL SERVIZIO A ‘MI MANDA RAI3’

A QUESTO LINK IL VIDEO INTEGRALE DELLA TRASMISSIONE SU RAIPLAY (l’intervento inizia al minuto 27.43)

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano, News
Non ci sono commenti

Agenas e Mes come Salutequità certificano gli esodati dal Ssn: subito un piano di recupero

giovedì, 08 Aprile 2021 da Riccardo Baita

La metà dei ricoveri programmati è saltata nei primi sei mesi 2020 a causa della pandemia.

Oggi lo hanno certificato l’Agenas e la Scuola Sant’Anna di Pisa (MES) che hanno condotto e presentato uno studio ad hoc, da cui il “lato peggiore” che emerge è la differenza nelle Regioni, che genera una netta mancanza di equità tra i cittadini.

A dicembre lo stesso allarme lo ha lanciato Salutequità, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, che oltre alla caduta libera di ricoveri (una media del -40%, ma non solo tra quelli programmati) ha messo in evidenza il crollo delle ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale (-58%, 13,3 milioni di accertamenti diagnostici e 9,6 milioni di visite specialistiche in meno) e screening oncologici (-50/55%: nel complesso nei primi mesi 2020 non sono state diagnosticate circa 4.300 neoplasie e 4.000 adenomi) oltre che una drastica contrazione della spesa per farmaci innovativi non oncologici che, in alcune Regioni, ha riguardato anche quelli oncologici.

Covid-19 è stato ed è ancora un moltiplicatore di disuguaglianze, con un rischio prevedibile sul livello di salute degli italiani.

E su questo Salutequità incalza: se nei primi sei mesi il risultato è questo, cosa è accaduto fino a fine anno? Perché un dato che dovrebbe essere già ormai, purtroppo, evidente, tarda ancora a essere reso noto?
“Nella seconda parte dell’anno, solo per fare un esempio – ricorda Tonino Aceti, presidente di Salutequità – l’ulteriore riduzione degli screening ha prodotto 13.011 minori diagnosi tra lesioni, carcinomi e adenomi avanzati: il 57% in più del dato della prima metà dell’anno”.
Aceti punta il dito sul ritardo con cui sono resi noti i dati: “
I ritardi nella pubblicazione dei dati contenuti nelle rilevazioni ufficiali hanno sempre rappresentato una criticità importante del SSN, sia dal punto di vista della verifica dell’efficacia degli interventi, sia da quello sulle modalità di utilizzo delle risorse stanziate, a partire da quelle previste nei provvedimenti emergenziali per il potenziamento del SSN, dall’assistenza territoriale, al recupero delle liste di attesa”.

E Salutequità lancia precise proposte per colmare il gap di cui anche Agenas e i suoi partner potrebbero essere attori.

“È necessario – sottolinea Aceti – predisporre un preciso programma che parta dall’immediato aggiornamento al 2020 e relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie (e non), per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid-19, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del SSN per gli assistiti non Covid. Per questo serve una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 (l’ultima si riferisce al 2012-2013), come pure avviare un’indagine conoscitiva parlamentare sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid”.

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano, News
Non ci sono commenti

Screening oncologici: 2.118.973 in meno. Rinuncia alle cure: +40%. Ultima Relazione sullo stato sanitario del Paese ferma al 2013. III Rapporto Salutequità

mercoledì, 24 Marzo 2021 da Riccardo Baita

Effetto Covid: la Lombardia ha perso 2,4 anni di vita, il 10% di un’intera generazione. Ma la lancetta dell’attesa di vita alla nascita in Italia, con la pandemia è andata indietro in media quasi di un anno e le differenze nelle Regioni sono evidenti, con la prima fase del Covid che ha abbassato l’asticella soprattutto nelle Regioni del Nord. In generale in Italia si sono persi in media circa 9 mesi.

Ma i problemi non si fermano qui. E a metterli in evidenza è l’Osservatorio permanente sullo stato dell’assistenza ai pazienti NON Covid-19 lanciato con il terzo Rapporto di Salutequità, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, dedicato alla “Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell’assistenza ai pazienti NON Covid-19”.

E’ in aumento di circa il 40% rispetto al 2019 la rinuncia alle cure dei pazienti non-Covid-19. Nel 2020 il 10% dei cittadini ha rinunciato alle cure, circa la metà a causa del Covid-19, contro il 6,3% del 2019. Il fenomeno raddoppia rispetto al 2019, sempre a causa del Covid, in Piemonte (48,5%), Liguria (57,7%), Lombardia (58,6%) e Emilia-Romagna (52,2%). Le donne hanno rinunciato maggiormente alle cure.

Se va male per chi contrae l’infezione da Sars-Cov2, va malissimo per chi era già affetto da altre patologie o, peggio, per chi avrebbe potuto evitarle grazie agli screening oncologici: nel periodo gennaio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 sono stati svolti 2.118.973 in meno di screening cervicale, mammografico e colorettale (-48,3%).

Questa riduzione ha prodotto 13.011 minori diagnosi tra lesioni, carcinomi e adenomi avanzati.

La contrazione dell’accesso alle cure ha influito anche sull’accesso alle terapie innovative. Nel periodo gennaio-settembre 2020 continua l’importante riduzione della spesa dei farmaci innovativi non oncologici: -122,4 MLN di euro rispetto al 2019.

“Quel che è peggio però è che se da un lato nessun provvedimento per gli anni 2021 e seguenti, a partire dall’ultima legge di Bilancio per arrivare al recente decreto Sostegni, ha preso in considerazione una qualsiasi forma di programmazione e/o finanziamento per il “rientro” delle mancate terapie non-Covid – ha dichiarato Tonino Aceti Presidente di Salutequità – mancano anche all’appello una serie di dati ufficiali accessibili pubblicamente, fondamentali per dimensionare con precisione l’effettivo fenomeno e mettere in campo rapidamente le necessarie azioni correttive e monitorarle tempestivamente”.

Ecco alcuni esempi:

  • Relazione sullo stato sanitario del Paese – ultima quella 2012-2013 – 7 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
  • Monitoraggio dei LEA, risultati dell’anno 2018 –- 2 anni di

ritardo rispetto ai dati 2020;

  • Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA (NSG) – Risultati dell’anno 2018 –

2 anni di ritardo rispetto al 2020;

  • Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale – Ultimo anno

disponibile 2018 – 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;

  • Il personale del sistema sanitario italiano – ultimo anno disponibile 2018 – 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
  • Conto Annuale – ultimo disponibile quello 2018 – 2 anni di ritardo rispetto ai dati 2020;
  • Rapporto annuale sulle attività di ricovero ospedaliero (SDO) – Ultimo

anno disponibile 2019 – 1 anno di ritardo rispetto ai dati 2020.

I ritardi nella pubblicazione dei dati contenuti nelle rilevazioni ufficiali hanno sempre rappresentato una criticità importante del SSN, sia dal punto di vista della verifica dell’efficacia degli interventi, sia da quello sulle modalità di utilizzo delle risorse stanziate, a partire da quelle previste nei provvedimenti emergenziali per il potenziamento del SSN, dall’assistenza territoriale, al recupero delle liste di attesa.

“Per colmare il gap – spiega Tonino Aceti, Presidente di Salutequità – è necessario predisporre un preciso programma che parta dall’immediato aggiornamento al 2020 e relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie (e non), per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid-19, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del SSN per gli assistiti non covid. Per questo serve una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 (l’ultima si riferisce al 2012-2013), come pure avviare un’indagine conoscitiva parlamentare sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid”

A QUESTO LINK IL III RAPPORTO

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano, News in Home
Non ci sono commenti

Rimettere al centro i diritti dei malati rari cambiando passo su equità di accesso e territorio

sabato, 27 Febbraio 2021 da Riccardo Baita

“Le malattie rare sono una priorità che deve essere presente e affrontata in tutti i provvedimenti di salute pubblica, con una sua specifica rilevanza”.

Non ha dubbi Annalisa Scopinaro, presidente di UNIAMO, la Federazione delle Associazioni di Persone con Malattie Rare d’Italia, ottomila patologie per oltre un milione di pazienti dei quali il 40% ha meno di 18 anni di età.

I malati rari chiedono un’assistenza che partendo dalla diagnosi e terapia e dall’affidamento ai Centri specializzati presenti in Italia, si articoli anche sul territorio e li metta in grado di essere presi adeguatamente in carico soprattutto a domicilio, dove possano svolgere una vita quanto più di qualità sia possibile.

In questo senso un’opportunità fondamentale è quella della telemedicina, nominata da anni, ma poco sviluppata e che ora, grazie al Recovery Plan, dovrebbe avere un vero trampolino di lancio.

“Accanto a tutto questo però – spiega la presidente UNIAMO – è necessaria un’assistenza di prossimità, domiciliare, per la quale c’è un altro aspetto da sviluppare: l’assistenza infermieristica. Gli infermieri – aggiunge – sono i professionisti che ci affiancano lungo tutto questo percorso di vita, perché una volta effettuata la diagnosi e individuata la terapia adeguata sono quelli a cui noi facciamo riferimento sia nella scelta del percorso sia nelle difficoltà quotidiane dell’apprendimento della gestione dei nostri presìdi, dei nostri malati. L’infermiere è la figura che ci permette di gestire al meglio la terapia e spesso ci supporta in alcune scelte terapeutiche e sostiene la qualità di vita”.

Nella giornata delle Malattie Rare, la professione infermieristica gioca la carta della “partecipazione, coinvolgimento, confronto e condivisione. Le parole che caratterizzano l’idea di partnership che come Federazione vogliamo sempre più promuovere con le Associazioni di pazienti e cittadini e in questo caso con UNIAMO, che fa parte della nostra Consulta specifica”, ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI).

“È un valore e una straordinaria opportunità – ha aggiunto – che gli infermieri hanno per centrare sempre più l’agire quotidiano e la politica professionale sui veri bisogni, anche e soprattutto grazie alla figura dell’infermiere di famiglia e comunità, definito per legge, ma che ora si deve sviluppare ed essere presente in tutte le Regioni, con effetti diretti e positivi sulla qualità dell’assistenza garantita ai cittadini e sulla tenuta del Ssn. Questo grazie alla professionalità e alla specializzazione degli infermieri, per essere accanto ai cittadini anche con tutto il supporto necessario delle tecnologie come la telemedicina, appunto. È il nostro Codice deontologico che lo prescrive: il tempo di relazione è tempo di cura. E nel caso delle malattie rare la relazione è essenziale non solo per chi è assistito, ma anche per chi gli è vicino”.

“Il miglior modo da parte delle Istituzioni per celebrare questa giornata così importante per la comunità dei malati rari – sottolinea Tonino Aceti, Presidente di Salutequità, organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute – dovrebbe essere innanzitutto quella di onorare gli impegni presi e rimettere al centro delle politiche sanitarie l’equità di accesso, a partire dal rendere finalmente esigibili su tutto il territorio nazionale i Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che a distanza di quattro anni sono ancora in gran parte solo sulla carta. Non sono infatti ancora esigibili in tutte le Regioni quelle prestazioni anche innovative inserite nel nuovo Nomenclatore della protesica e quello della specialistica ambulatoriale a causa della mancata emanazione del Decreto Tariffe, che invece sarebbe dovuta avvenire per legge entro il 28 febbraio 2018, cioè 3 anni fa. Queste inadempienze – aggiunge Aceti – hanno un impatto diretto sull’accessibilità e la qualità delle cure, ma anche sulla spesa sostenuta direttamente dalle famiglie. La pandemia in corso da più di un anno non può mandare in lockdown le altre malattie e i diritti dei pazienti non Covid, anzi su questo le Istituzioni hanno l’obbligo di cambiare passo subito e davvero”.

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano, News
Non ci sono commenti

Recovery Plan: 19,7 miliardi insufficienti per svolta SSN. Secondo Report di Salutequità

domenica, 31 Gennaio 2021 da Riccardo Baita

Recovery Plan: la Salute con l’8,8% rispetto alle risorse totali resta l’ultima ruota del carro, circa 8 miliardi in meno rispetto alla missione “inclusione e coesione” (penultima per finanziamenti).

Inoltre “Piani di azione” per i diversi progetti da definire entro due-tre anni rispetto all’utilizzo delle risorse articolato su sei anni, rischiano di ridurre le potenzialità e gli effetti delle misure in campo: i piani di azione si devono tradurre in qualcosa di subito attuabile, non diluito nel tempo.

Ancora assente il modello di governance istituzionale per il monitoraggio e l’attuazione del PNRR, come pure quello della governance della spesa sanitaria tra Stato, Regioni e ASL, con effetti su tempi di realizzazione.

“Il PNRR riserva alla missione Salute una cifra insufficiente a garantire la vera “svolta” che servirebbe per il nostro SSN, per il suo rilancio, soprattutto in vista di eventuali altri episodi pandemici che potranno verificarsi nei prossimi anni e che non dovranno più mettere in “pausa” le altre patologie com’è accaduto con il Covid. Le risorse destinate alla sanità passano da 15 MLD, cifra certificata dal Governo come già disponibile nella prima versione di Recovery Plan, a 19,7 MLD. Nessun raddoppio quindi, ma lo spostamento da una parte all’altra di risorse già presenti nella precedente versione del Recovery Plan e un’aggiunta di 4,7 MLD – dichiara Tonino Aceti Presidente di SALUTEQUITÀ, Associazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, nel secondo Report dell’Associazione, dedicato al PNRR e appena pubblicato – I 19,7 miliardi  restituiscono al Servizio Sanitario Pubblico solo la metà dei circa 40 miliardi di euro di mancati incrementi subiti dal fondo sanitario negli ultimi dieci anni per garantire il famoso equilibrio di finanza pubblica richiesto dalle diverse manovre che si sono succedute negli anni. Un rifinanziamento, in parte, di alcune voci fino a oggi sottostimate e lasciate alla spesa privata, non un investimento per un nuovo modello”.

Gli esempi non mancano.

L’ultima occasione di finanziamento di un programma straordinario di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie risale a più di 30 anni fa con l’art. 20 della Legge 67/1988, con uno stanziamento iniziale, solo da parte dello Stato, pari a ben 15,5 miliardi di euro (i 30mila miliardi di lire), gli attuali 34,4 miliardi a parità di potere di acquisto, praticamente quasi il doppio rispetto ai 19,7 miliardi destinati anche ad altre esigenze che potrebbero arrivare dall’Europa e che rappresentano il 57% delle risorse decise 33 anni fa per i soli ospedali (quest’ultime allocate su arco temporale più lungo rispetto a quello del PNRR).

Il fabbisogno iniziale di risorse stimato dal Ministero della Salute per gli interventi di edilizia sanitaria in vista della prima stesura del recovery ammontava a 34,4miliardi, di cui 14 miliardi per adeguamenti sismici e antincendio. Invece il recovery plan poi approvato dal CDM assegna per la sicurezza degli ospedali 5,6 MLD per realizzare 675 interventi di antisismica entro il 2026.

Inoltre, mentre il Recovery Plan parla di “675 interventi”, che potrebbe significare anche una molteplicità di interventi per una stessa struttura sanitaria, nel 2013 la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn segnalava come le strutture che necessitavano di una pluralità̀ di interventi di messa in sicurezza non fossero meno di 500.

Per il rafforzamento dei servizi territoriali e per una migliore presa in carico delle persone con fragilità (cronicità, non autosufficienza, disabilità…) vengono destinati, attraverso il Recovery Plan, 7,9 miliardi in sei anni, di cui circa 1 miliardo all’assistenza domiciliare. Una cifra insufficiente a coprire gli oltre 17 miliardi l’anno di spesa privata delle famiglie per l’assistenza sanitaria a lungo termine, assistenza domiciliare e assistenza ambulatoriale per cura e riabilitazione, certificata dalla Corte dei conti.

A rendere il quadro ancora più serio è il combinato disposto con la Legge di Bilancio 2021: infatti, se nel 2022 l’incremento del finanziamento del SSN è pari a 822,870 milioni di euro, già nel 2023, 2024 e 2025 questo si riduce a 527,070 milioni di euro per ciascuno degli anni, mentre a decorrere dal 2026 è pari a 417,870 milioni di euro l’anno. Dal 2023 sale nuovamente in cattedra la razionalizzazione della spesa (spending review- comma 404 L. 178/2020), che negli anni passati è stata confusa e declinata con un vero e proprio razionamento della spesa, dei servizi sanitari e dei diritti dei pazienti.

E anche grazie a questo il SSN si è presentato alla sfida con la pandemia da Covid-19 impreparato, con i fondamentali non in ordine, con pazienti non-Covid costretti a diventare gli esodati del SSN e con numero di decessi di pazienti Covid purtroppo tra i più alti in assoluto.

 

Il SSN alla prova con Covid-19 e dopo 10 anni da Bancomat di Stato e Regioni.

  • L’Italia è tra i paesi con più alto tasso di mortalità per Covid-19: 107,5 decessi per 100mila abitanti (dato relativo a dicembre 2020);
  • durante il primo lockdown il SSN ha fortemente ridotto l’assistenza ai pazienti NON Covid: -34 milioni di ricette rispetto al 2019 (-58%); -13,3 milioni di prestazioni per accertamenti diagnostici; -9,6 milioni di visite specialistiche; -40% di ricoveri circa 309 mila ricoveri, di cui 230.428 chirurgici; circa -700.000 ricoveri nei reparti di medicina interna, di cui il 56% relativi a pazienti cronici;
  • nel 2019 rapporto tra spesa sanitaria pubblica e PIL pari al 6,5% (NADEF 2020); nel 2017 era pari al 6,6%, un valore inferiore di circa tre punti percentuali a quella in Germania (9,6%) e Francia (9,5%), di un punto percentuale rispetto al Regno Unito, e di poco superiore a quella di Spagna (6,3%), Portogallo (6,0%) e Repubblica Ceca (5,8%);
  • nel 2018, l’Italia è ottava nella classifica che analizza la percentuale della popolazione adulta dell’UE-27 con esigenze insoddisfatte di visita medica. Tra i maggiori paesi europei è quella con il dato peggiore;
  • nel 2018 l’Italia ha 8 regioni inadempienti rispetto all’erogazione dei LEA, con maggiore criticità nell’assistenza territoriale;
  • nel 2018 (ultimo Annuario Ssn pubblicato dal Ministero della Salute), gli interventi in Assistenza domiciliare integrata dedicati ad anziani e pazienti terminali è aumentato considerevolmente, ma non il personale che li ha eseguiti: le ore dedicate a ogni intervento sono calate in media 2 ore a prestazione con punte fino a oltre 60;
  • la prova è che negli ultimi otto anni, dal 2010 al 2018, il personale sanitario è calato per colpa dei blocchi del turn over legati alla spending review di oltre 42mila unità e in particolare ci sono in meno più di 500 medici e quasi 8mila infermieri, le due figure che di più sono coinvolte nell’ADI.

“Maggiori risorse per il SSN, orientate a garantire la sicurezza di tutte le strutture sanitarie, un maggiore accesso alle cure, il rafforzamento e l’innovazione dei servizi sociosanitari territoriali, l’ammodernamento tecnologico, il rafforzamento del personale sanitario e la riduzione delle disuguaglianze – conclude Aceti – per noi rappresentano “debito buono” e un investimento ad “alto rendimento” per il Paese in termini di salute, coesione sociale e crescita economica. Le future generazioni hanno diritto ad un SSN più forte, moderno, accessibile, equo, solidale e di prossimità, in grado di entrare nelle case delle persone. Non sprechiamo questa occasione che l’Europa ci mette a disposizione”.

 

  • PER GRAFICI E TABELLE CONSULTA IL REPORT A QUESTO LINK 
Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano, News in Home
Non ci sono commenti

Le analisi di Salutequità in TV (Rai 3, Presa Diretta)

domenica, 31 Gennaio 2021 da Riccardo Baita

Le analisi contenute nel primo Report di Salutequità sono state utilizzate come dati per dimostrare gli effetti della pandemia sulle malattie e sui malati non Covid dalla trasmissione Presa Diretta, su Rai 3 (SCARICA IL VIDEO), condotta da Riccardo Iacona:

 

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano
Non ci sono commenti

Riparto FSN 2020: 500 milioni erogati alle Regioni ma le liste di attesa sono ancora da recuperare

martedì, 22 Dicembre 2020 da Riccardo Baita

Lo scorso 17 dicembre la Conferenza Stato Regioni ha raggiunto l’Intesa sull’integrazione della proposta di riparto del fondo sanitario 2020 alla luce degli ulteriori 2,5 miliardi di euro che sono stati destinati al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attraverso le molteplici misure emergenziali adottate nel corso dell’anno (Decreto Rilancio e Decreto Agosto).

Tra le risorse assegnate alle Regioni vi sono anche i 478,2 milioni di euro stanziati con decreto-legge n. 104/2020 e vincolati a interventi straordinari per il recupero in tempi brevi delle richieste di prestazioni ambulatoriali, screening e di ricovero ospedaliero non erogate durante il lockdown e per la riduzione delle liste di attesa, mediante il finanziamento di una serie di misure volte al potenziamento del personale sanitario, in vigore sino al 31 dicembre 2020.

L’accesso da parte delle Regioni alle risorse stanziate secondo la norma è subordinato alla presentazione, entro il 15 settembre, ai Ministeri competenti (Salute ed Economia) di un Piano Operativo regionale per il recupero delle liste di attesa con la specificazione dei modelli organizzativi prescelti, dei tempi di realizzazione e della destinazione delle risorse.

“Proprio per questo però i conti non sembrano tornare molto – dichiara Tonino Aceti Presidente di SALUTEQUITÀ, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche pubbliche –  stando infatti ai dati diffusi a novembre dalla Corte dei Conti, secondo i quali a fine ottobre solo 12 Regioni avevano presentato ai Ministeri i propri piani operativi recupero delle liste di attesa e considerando inoltre che le altre Regioni hanno presentato i propri Piani operativi solo tra novembre e dicembre, l’aspetto che non risulta chiaro è come sia stato possibile per buona parte delle Regioni utilizzare in pochissimo tempo tutti i 478 milioni di euro stanziati dal Governo. Ad aumentare i dubbi sull’utilizzo di queste risorse – continua Aceti – vi sono anche i nuovi rallentamenti e in alcuni casi le sospensioni dell’attività ordinaria in seguito alla seconda ondata del virus, proprio il periodo nel quale le Regioni si apprestavano a mandare i Piani operativi ai Ministeri.”

E’ infatti sempre la Corte dei Conti, a fine novembre, a ricordare come dato l’andamento dei contagi fosse difficile compiere effettivamente il recupero delle prestazioni mancate nei mesi del primo lockdown.

“Per garantire il massimo livello di trasparenza sarebbe utile conoscere quanti di questi 478 milioni di euro sono stati effettivamente utilizzati per azioni mirate a recuperare le liste di attesa, quante prestazioni sono state effettivamente recuperate e quante siano ancora quelle da recuperare – sottolinea Aceti – e qualora fosse confermato solo un parziale utilizzo di queste risorse perché non si è scelto di riallocare sul 2021 quelle non utilizzate? Una domanda legittima visto che nella Legge di Bilancio 2021 è praticamente scomparso dai radar il tema della previsione e del finanziamento di un “Piano di rientro nel Ssn dei pazienti non Covid”, legato a un sistema di sorveglianza sullo stato dell’accesso alle cure e sulla presa in carico dei pazienti non Covid, a partire da quelli cronici.”

La pandemia finora ha registrato la caduta libera di ricoveri (-40%), ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale (-58%) e screening oncologici (-50/55%) oltre che una drastica contrazione della spesa per farmaci innovativi non oncologici che, in alcune Regioni, ha riguardato anche quelli oncologici; 13,3 milioni di accertamenti diagnostici e 9,6 milioni di visite specialistiche in meno. E va a picco anche la prevenzione: come mostra il caso degli screening oncologici mammografico (-54%), colorettale (-55%) e cervicale (-55%). Nel complesso non sono state diagnosticate circa 4.300 neoplasie e 4.000 adenomi, come ha messo in evidenza il primo Rapporto di SALUTEQUITÀ, presentato il 3 dicembre (su www.salutequita.it).

Nella stessa direzione i recenti dati diffusi dalla Fadoi secondo i quali “nel 2020 sono stati assistiti circa 696.950 pazienti no Covid in meno a causa della pandemia… Di questi, inoltre, il 56% sono malati cronici, che soffrono ad esempio di insufficienza cardiaca o renale o respiratoria”.

Fsn 2020legge di Bilancioliste d'attesa
Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano
Non ci sono commenti

Save the Date – il nostro Web Meeting

giovedì, 03 Dicembre 2020 da admin

Diritto alla salute e Covid-19. Ripartiamo dall’equità.

Nasce il laboratorio italiano per l’analisi e l’innovazione delle politiche sanitarie e sociali.

 

 

Leggi di più
  • Pubblicato il Conferenze, In Primo Piano
Non ci sono commenti

Primo Report Salutequità – Dicembre 2020

giovedì, 03 Dicembre 2020 da admin

Equità di accesso alle cure e Covid-19

A cura di:
Tonino Aceti, Paolo Del Bufalo, Sabrina Nardi, Maria Pia Ruggieri

L’obiettivo di questo 1° Report di Salutequità è quello di contribuire ad accendere i riflettori dei decisori e di tutti gli stakeholder sul “livello di criticità” che in questo particolare momento sta vivendo uno dei principi fondanti del nostro Servizio Sanitario Nazionale: l’Equità.

Salutequita_Report  2020 (PDF)

Leggi di più
  • Pubblicato il Conferenze, Eventi, In Primo Piano
Non ci sono commenti

Comunicato Stampa

giovedì, 03 Dicembre 2020 da admin

NEL 2020 “ESODATI” DAL SSN: PAZIENTI NON COVID ALLE PRESE CON DIFFICOLTÀ DI ACCESSO ALLE CURE.
IN CADUTA LIBERA VISITE, RICOVERI, SCREENING ONCOLOGICI.
Report di SALUTEQUITÀ, il nuovo “laboratorio italiano” per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali.

Comunicato Stampa Salutequità_(PDF)

 

 

Leggi di più
  • Pubblicato il In Primo Piano
Non ci sono commenti
  • Legal
  • Accessibilità
  • Disclaimer
  • Cookies
  • Termini d’uso
  • Privacy
  • Contatti
  • Area Riservata
  • Forum / Survey
  • Iniziative e analisi regionali

Salutequità

Via Daniele Ranzoni, 60
00133 ROMA
presidenza@salutequita.it
CF. 96456950581

Salutequità © 2020. Via Daniele Ranzoni, 60 / 00133 Roma / email: presidenza@salutequita.it / CF. 96456950581

TORNA SU
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok