L’intervista di Marzio Bartoloni, Il Sole 24 ore, al nostro presidente sul tema delle cure che saltano per i pazienti non covid e il monitoraggio fatto da salutequità sulle misure adottate dalle Regioni.
Per milioni di italiani colpiti da altre patologie torna l’incubo delle cure che saltano. Con la pressione degli ospedali che avanza inesorabilmente a causa dei pazienti che tornano a riempire le corsie le terapie intensive sono al 17% e gli altri reparti al 22% con Piemonte, Liguria e Calabria a un passo dalla zona arancione – le Regioni tornano a chiudere l’altra Sanità per postare posti letto, medici e infermieri nei reparti Covid.
“Sembra che non sia cambiato nulla dal marzo 2020 quando ci fu la prima ondata e si decise di fermare tutti gli interventi non urgenti, eppure ora siamo nel 2022 e non siamo stati in grado di organizzare un modello per consentire alle altre prestazioni di non fermarsi: in pratica i pazienti non Covid possono contare sul Ssn solo sei mesi l’anno, da maggio a ottobre, questo è grave perché a pagare sono soprattutto i malati cronici”, avverte Tonino Aceti presidente dell’associazione Salutequità che ha realizzato per il Sole 24 Ore un monitoraggio delle misure adottate attraverso una ricerca sul web.
“Servono percorsi garantiti e “puliti” per gli altri pazienti e più personale sanitario. Il paradosso – afferma Aceti – è che l’ultima manovra stanzia altri 500 milioni per recuperare le prestazioni saltate nei mesi scorsi e ora si rischia di ricominciare daccapo. Un vero spreco”.