La metà dei ricoveri programmati è saltata nei primi sei mesi 2020 a causa della pandemia.
Oggi lo hanno certificato l’Agenas e la Scuola Sant’Anna di Pisa (MES) che hanno condotto e presentato uno studio ad hoc, da cui il “lato peggiore” che emerge è la differenza nelle Regioni, che genera una netta mancanza di equità tra i cittadini.
A dicembre lo stesso allarme lo ha lanciato Salutequità, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, che oltre alla caduta libera di ricoveri (una media del -40%, ma non solo tra quelli programmati) ha messo in evidenza il crollo delle ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale (-58%, 13,3 milioni di accertamenti diagnostici e 9,6 milioni di visite specialistiche in meno) e screening oncologici (-50/55%: nel complesso nei primi mesi 2020 non sono state diagnosticate circa 4.300 neoplasie e 4.000 adenomi) oltre che una drastica contrazione della spesa per farmaci innovativi non oncologici che, in alcune Regioni, ha riguardato anche quelli oncologici.
Covid-19 è stato ed è ancora un moltiplicatore di disuguaglianze, con un rischio prevedibile sul livello di salute degli italiani.
E su questo Salutequità incalza: se nei primi sei mesi il risultato è questo, cosa è accaduto fino a fine anno? Perché un dato che dovrebbe essere già ormai, purtroppo, evidente, tarda ancora a essere reso noto?
“Nella seconda parte dell’anno, solo per fare un esempio – ricorda Tonino Aceti, presidente di Salutequità – l’ulteriore riduzione degli screening ha prodotto 13.011 minori diagnosi tra lesioni, carcinomi e adenomi avanzati: il 57% in più del dato della prima metà dell’anno”.
Aceti punta il dito sul ritardo con cui sono resi noti i dati: “I ritardi nella pubblicazione dei dati contenuti nelle rilevazioni ufficiali hanno sempre rappresentato una criticità importante del SSN, sia dal punto di vista della verifica dell’efficacia degli interventi, sia da quello sulle modalità di utilizzo delle risorse stanziate, a partire da quelle previste nei provvedimenti emergenziali per il potenziamento del SSN, dall’assistenza territoriale, al recupero delle liste di attesa”.
E Salutequità lancia precise proposte per colmare il gap di cui anche Agenas e i suoi partner potrebbero essere attori.
“È necessario – sottolinea Aceti – predisporre un preciso programma che parta dall’immediato aggiornamento al 2020 e relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie (e non), per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid-19, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del SSN per gli assistiti non Covid. Per questo serve una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 (l’ultima si riferisce al 2012-2013), come pure avviare un’indagine conoscitiva parlamentare sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid”.